In seguito alle rivelazioni contenute negli Uber files, pubblicati dai media europei, i Socialisti e Democratici del Parlamento europeo chiedono di considerare i lavoratori delle piattaforme come lavoratori subordinati, con tutto ciò comporta in termini di diritti e tutele. Il dossier pubblicato abbraccia più di cinque anni e 124.000 documenti, mettendo in evidenza pratiche eticamente discutibili adottate da Uber.
I Socialisti e Democratici hanno guidato la compagna per l’approvazione di leggi Ue che proteggano meglio i lavoratori delle piattaforme. Come riscontro a una relazione d’iniziativa dell’Europarlamento, di cui l’eurodeputata S&D Elisabetta Gualmini è coautrice, la Commissione europea nel dicembre 2021 propose una direttiva per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme. La commissione occupazione del Parlamento europeo voterà sul mandato per i negoziati con gli stati membri in ottobre.
Agnes Jongerius, eurodeputata S&D e portavoce del Gruppo in materia d’occupazione e diritti sociali, ha aggiunto:
“Fui scioccata dall’apprendere i metodi a dir poco discutibili impiegati da Uber per negare ai lavoratori i propri diritti e accrescere i propri profitti. Uber ha spinto qualche governo a deregolamentare il mercato e a creare una terza categoria di lavoratori: lavoratori autonomi senza alcun diritto né alcuna libertà, alla mercé delle piattaforme digitali.
“Uber non ha rispettato uno dei propri impegni fondamentali, vale a dire proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori, giungendo persino a incitare i conducenti alla violenza e all’inosservanza della legge ponendone a rischio l’incolumità o persino la vita. Ora siamo passati oltre le belle parole, abbiamo chiesto azioni legali ed esortiamo la Commissione ad aprire un’inchiesta. È sempre la vecchia stori di sfruttamento dei lavoratori per arricchire chi è già ultraricco.
“È giunto il momento di dare una svolta alla gig economy e garantire che, grazie a una legge Ue, i lavoratori delle piattaforme acquisiscano i diritti sociali che meritano e che i benefici economici siano distribuiti in modo equilibrato. Noi siamo impegnati appieno in questo progetto”.
Elisabetta Gualmini, eurodeputata S&D e negoziatrice del Parlamento per la direttiva sui lavoratori delle piattaforme, ha commentato:
“Gli Uber files, se le rivelazioni in essi contenute fossero confermate, dimostrerebbero ancora una volta quanto sia importante difendere i lavoratori più vulnerabili da modelli d’impresa abusivi. A causa di una classificazione distorta di lavoratori autonomi, i lavoratori delle piattaforme sono privati dei diritti sociali di base, sono mal retribuiti ed esposti a condizioni di lavoro pericolose e precarie.
“Gli Uber files sono la riprova che è il momento di chiudere le scappatoie legali di cui approfittano alcune compagnie delle piattaforme. I Socialisti e Democratici stanno portando avanti una campagna affinché i lavoratori delle piattaforme siano considerati lavoratori subordinati, fatta eccezione per chi è realmente autonomo. L’ottobre prossimo la commissione occupazione del Parlamento europeo voterà la mia relazione per una miglior protezione dei lavoratori delle piattaforme. In quel voto i gruppi politici mostreranno il loro vero volto e si capirà se sono dalla parte dei lavoratori, dei loro diritti sociali e se sono davvero difensori della concorrenza leale, o se invece sono dalla parte di questi moderni “pirati” – come loro stessi amano definirsi – nel decretare la deriva della rivoluzione digitale”.