Come proposto dai Socialisti e Democratici, il Parlamento europeo ha esortato oggi la Commissione a procedere immediatamente con l'uscita coordinata dell'UE dalla Carta e ha invitato gli Stati membri a sostenere tale proposta. Questa è l'opzione migliore per evitare che il trattato metta a repentaglio gli obiettivi dell’Unione europea in materia di clima e sicurezza energetica.
Martedì scorso, la Conferenza sulla Carta dell'Energia avrebbe dovuto approvare la modernizzazione del trattato, ma il Consiglio non è riuscito a raggiungere una maggioranza qualificata per la sua revisione. La proposta di riforma è stata quindi stralciata dall'ordine del giorno della Conferenza.
Nonostante gli sforzi negoziali della Commissione, la proposta di un trattato rivisto non è pienamente allineata con l'Accordo di Parigi né con gli obiettivi climatici dell'UE. Mantiene la protezione sugli investimenti in combustibili fossili per oltre un decennio e non modifica sostanzialmente il controverso meccanismo ISDS*.
Inmaculada Rodríguez-Piñero, portavoce di S&D per il commercio, ha dichiarato:
“Il Gruppo S&D ha sollecitato un'uscita coordinata dell'UE dal Trattato sulla Carta dell'Energia, viste le lacune contenute del trattato rivisto e i recenti sviluppi in seno al Consiglio. Oggi questo si è tradotto in una richiesta comune e chiara del Parlamento europeo.
Nonostante la riforma, il trattato rappresenta un ostacolo per le azioni a favore del clima e per gli sforzi volti a liberarsi dei combustibili fossili. In particolare, il nucleo del vecchio e pericoloso sistema di arbitrato privato rimane invariato, lasciando la porta aperta a costosi casi di arbitrato privato.”
Nota:
In base al trattato, le imprese possono cercare di chiedere un risarcimento ai governi che ostacolano i loro investimenti. Ciò può avvenire attraverso la cosiddetta risoluzione delle controversie investitore-Stato (ISDS), un meccanismo di arbitrato privato. Questo ha permesso alle aziende inquinanti di sfidare l'azione per il clima in tribunali segreti, creando un pericoloso effetto dissuasivo sulle politiche climatiche.