Domani il Parlamento europeo apporrà il sigillo finale alla prima legge dell’UE che vieta ai prodotti realizzati con il lavoro forzato di raggiungere il mercato dell’Unione, indipendentemente dal fatto che siano stati prodotti nell’UE o in un paese terzo. Camicie, scarpe o automobili prodotte da uiguri, turkmeni o lavoratori forzati e schiavizzati ovunque nel mondo, non dovrebbero più essere vendute nei nostri negozi o online.
Per i S&D si tratta di una grande vittoria, poiché è stato il nostro gruppo ad avviare questa battaglia per creare uno strumento solido che aiuti a sradicare la schiavitù moderna.
Secondo le nuove regole, la Commissione sarà responsabile delle indagini sui casi di lavoro forzato al di fuori dell’UE, mentre gli Stati membri svolgeranno le indagini all’interno dell’UE. Se l’indagine conclude che è stato utilizzato il lavoro forzato, le merci dovranno essere ritirate dal mercato dell’UE e dai mercati online, per poi essere donate, riciclate o distrutte. La Commissione creerà un database con un elenco di settori economici specifici in aree geografiche specifiche in cui è emersa la presenza di lavoro forzato imposto dallo Stato.
Maria-Manuel Leitão-Marques, correlatrice del Parlamento europeo per il divieto di lavoro forzato all’interno della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO), ha dichiarato:
“Questa nuova legge è uno dei maggiori risultati di questa legislatura e una vittoria per la nostra famiglia politica. L’UE sta mettendo i lavoratori e i diritti umani al centro del nostro commercio internazionale e del mercato interno. È semplicemente inaccettabile che la nostra Unione, che dovrebbe essere un esempio a livello mondiale di promozione dei valori, continui a importare e vendere nei nostri negozi prodotti che sono stati realizzati con sangue e lacrime, in qualsiasi passaggio della loro catena di approvvigionamento.”
“Questa nuova legge è una buona notizia anche per tutte le aziende che subiscono la concorrenza sleale delle imprese che utilizzano il lavoro forzato.”
“Tuttavia, ora dobbiamo assicurarci che questo nuovo strumento contro il lavoro forzato venga attuato correttamente. La Commissione europea ha bisogno di risorse sufficienti per svolgere nuove mansioni, tra cui le ispezioni nei paesi terzi. Dovremo anche collaborare strettamente con i partner internazionali, come gli Stati Uniti e il Canada, per evitare che gli operatori bloccati da un paese vendano i loro prodotti di lavoro forzato da qualche altra parte.”
Raphaël Glucksmann, eurodeputato S&D e relatore ombra su questo dossier nella commissione per il commercio internazionale (INTA), ha dichiarato:
“Dopo anni di mobilitazione civica e battaglie politiche, abbiamo finalmente una prima legge europea che blocca i prodotti realizzati con il lavoro forzato. I cittadini europei potranno vestirsi, spostarsi o usare lo smartphone senza temere di essere complici di crimini contro l’umanità.”
“Oggi dimostriamo anche che il Parlamento europeo ha poteri immensi in materia di affari esteri. Se usiamo la giusta leva, a partire dal commercio o dal mercato interno, possiamo usare il potere del mercato europeo per combattere la schiavitù nel mondo. 28 milioni di persone nel mondo sono costrette al lavoro forzato ed è giunto il momento di iniziare a lottare seriamente contro questo business della povertà umana.”
Nota dei redattori:
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), nel 2021, quasi 28 milioni di persone nel mondo erano sottoposte a lavoro forzato, 3 milioni in più rispetto al 2016. Secondo le stime dell’OIL, il lavoro forzato genera 217 miliardi di euro all’anno di profitti illegali, con un drammatico aumento del 37% dal 2014.